La corteccia

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Titolo originale:

Bark

Contenuto del libro:

Le toccanti riflessioni di un noto pensatore francese, in parole e fotografie, sulla sua visita ad Auschwitz-Birkenau.

Durante una visita ad Auschwitz-Birkenau, Georges Didi-Huberman strappa tre pezzi di corteccia dalle betulle ai margini del sito. Guardando questi pezzi dopo il suo ritorno a casa, li vede come lettere, un'alluvione, un percorso, tempo, memoria, carne. La corteccia funge da trampolino di lancio per le meditazioni di Didi-Huberman sulla sua visita, riportate in questo libro scarno, poetico e potente. La corteccia è un resoconto personale, che non attinge all'apparato teorico dell'erudizione ma alla storia, alla memoria e alla conoscenza di Didi-Huberman stesso.

Il testo procede come una serie di riflessioni, accompagnate dalle fotografie di Didi-Huberman della visita. Le fotografie non vogliono essere arte - Didi-Huberman confessa di aver “fotografato praticamente tutto senza guardare” - ma vi si avvicinano comunque. Didi-Huberman ci dice che i suoi nonni sono morti ad Auschwitz, ma il suo racconto è più universale che biografico. Mentre cammina da un luogo all'altro, osserva che in tedesco le betulle sono birken; Birkenau indica il prato dove crescono le betulle. Didi-Huberman vede e fotografa il muro dell'esecuzione “ricostruito”, i pavimenti del crematorio, testimoni dimenticati dell'uccisione, e le betulle, belle ma anche simili a sbarre di una prigione. Fotografando, pensa alle famose foto scattate nel 1944 da un membro del Sonderkommando, l'unica documentazione fotografica del campo prima che i tedeschi lo distruggessero, sperando di nascondere le prove dei loro crimini. Didi-Huberman nota una “bizzarra proliferazione di fiori bianchi nel punto esatto delle fosse di cremazione”. I morti non sono morti.