Tutto ciò che luccica è nostro: Il furto delle risorse minerarie indiane

Titolo originale:

All That Glitters Is Ours: The Theft of Indian Mineral Resources

Contenuto del libro:

U. Nel 1878 il generale americano Pope affermò che era assolutamente necessario che le nazioni indiane si rendessero conto della determinazione premeditata e calcolata degli Stati Uniti di espropriare il “selvaggio” e di occupare le sue terre e che “è certo che la maggior parte del paese da lui rivendicato passerà, in qualche modo, in possesso della razza bianca”.

L'insaziabile spinta verso un impero continentale ha fatto sì che il triangolo di ferro composto dal governo federale, dall'esercito e dalle grandi imprese lavorasse di concerto per rubare le terre minerarie degli indiani. Essi hanno consapevolmente e deliberatamente sguinzagliato i pionieri vigilantes per requisire le risorse indiane. Il Commissario per gli Affari Indiani J.

Q. Smith scrisse nel 1876: “Ovunque una riserva indiana abbia buone terre, o legname, o minerali, la cupidigia dell'uomo bianco è eccitata, e si inaugura una lotta costante per espropriare l'indiano, in cui di solito prevalgono l'avarizia e la determinazione dell'uomo bianco”.

“Si ricorre a ogni arte, trucco ed espediente del pirata terriero senza scrupoli”, ammoniva il colonnello Preston. Eppure furono le guerre brutali, i massacri, le malattie e la fame a decimare le popolazioni indiane, lasciandole nell'indigenza, per essere sostituite da magnati dell'industria, baroni del legname, magnati dei minerali e investitori di capitale che traevano profitto dai minerali dei “selvaggi” nelle viscere della Terra.