Conferenze di Nanchino: 2016-2019

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Titolo originale:

Nanjing Lectures: 2016-2019

Contenuto del libro:

Il filosofo francese Bernard Stiegler ha iniziato la sua serie di conferenze annuali presso l'Università di Nanchino nel 2016, offrendo otto lezioni all'anno. I primi quattro anni di queste conferenze sono inclusi in questo volume e rappresentano un distillato del movimento del suo lavoro in questo periodo, nonché un impegno con la Cina in un momento in cui il suo posto nelle domande sul futuro globale sta diventando sempre più centrale.

Questo movimento e questo impegno sono in realtà congiunti, perché dal 2014 le domande di Stiegler sono sempre più rivolte a problemi globali, cioè a pensare il cosiddetto Antropocene a livello profondo e in relazione all'incapacità filosofica di fare i conti con le conseguenze molteplici e addirittura "cosmiche" della rivoluzione entropica e termodinamica. Le lezioni del primo anno introducono queste domande attraverso il concetto di società automatica di Stiegler e le questioni tecnologiche e speculative che emergono dal lavoro di Heidegger e Marx. Le lezioni del 2017 iniziano con la decisione di Oxford Dictionaries di fare di "post-verità" la parola dell'anno, cogliendo l'occasione per comprendere le implicazioni per la "storia dell'essere", la "storia della verità" e la Gestell di Heidegger, prima di addentrarsi in una lunga e originale considerazione del rapporto tra Socrate e Platone (e della Grecia tragica in generale) e del suo significato per la storia della filosofia occidentale.

Le lezioni del 2018 attraversano un percorso che va dal biopotere di Foucault, allo psicopotere, al neuropotere, e poi a una critica della neuroeconomia, condotta attraverso la revisione di Stiegler del racconto husserliano della ritenzione per concentrarsi sulla connessione irriducibile tra memoria umana e memoria tecnologica, culminando in riflessioni sul significato della neurotecnologia nel capitalismo delle piattaforme. Le lezioni del 2019 introducono il concetto di iper-materia come necessario per un'epistemologia che sfugga alla trappola dell'opposizione tra materiale e ideale, per rispondere alla necessità di una nuova critica della nozione di informazione e della performatività tecnologica (di cui la legge di Moore è e non è un esempio) in un'epoca in cui la biosfera è diventata una tecnosfera.