Morire in battaglia, non disperare: Gli indiani a Gallipoli 1915

Punteggio:   (4,6 su 5)

Morire in battaglia, non disperare: Gli indiani a Gallipoli 1915 (Peter Stanley)

Recensioni dei lettori

Riepilogo:

Die in Battle, Do Not Despair (Morire in battaglia, non disperare) è un contributo significativo alla letteratura sulla campagna di Gallipoli, in particolare per quanto riguarda le esperienze delle forze indiane. La ricerca di Peter Stanley porta l'attenzione su aspetti spesso trascurati della campagna, anche se alcuni lettori hanno riscontrato carenze nell'approfondimento della storia sociale e nella rappresentazione delle prospettive dei soldati indiani.

Vantaggi:

Una copertura innovativa delle forze indiane nella campagna di Gallipoli
ben studiata e scritta in uno stile leggibile
mette in luce le complessità degli atteggiamenti britannici, australiani e neozelandesi nei confronti delle truppe indiane
ampie informazioni storiche
adatto agli storici Gurkha e a chiunque sia interessato alla Prima Guerra Mondiale
coinvolgente e informativo.

Svantaggi:

Manca una storia sociale approfondita dei soldati indiani a causa della scarsità di documenti
copertura limitata del contributo delle unità di trasporto a dorso di mulo
alcuni lettori hanno ritenuto che fosse inferiore rispetto ad altri autori come Peter Fitz.

(basato su 9 recensioni dei lettori)

Titolo originale:

Die in Battle, Do Not Despair: The Indians on Gallipoli 1915

Contenuto del libro:

Circa 1.600 degli indiani che prestarono servizio a Gallipoli morirono, nelle azioni a Gurkha Bluff e a Hill 60.

Parteciparono a terribili attacchi falliti a Gully Ravine e Gully Spur e al tentativo culminante, in agosto, di conquistare la cima di Sari Bair, uno degli onori di battaglia più cari ai Gurkha. Sebbene siano commemorati sul grande monumento ai dispersi a Capo Helles (perché la maggior parte dei corpi degli indiani furono cremati o, in realtà, persi), oggi sono praticamente invisibili a Gallipoli.

La storia degli indiani a Gallipoli non è stata quasi mai raccontata prima. Questo non solo è il primo libro sul loro ruolo nella campagna ad essere pubblicato nel secolo successivo al 1915, ma racconta anche la loro storia in modi nuovi e inaspettati. Pur attingendo inevitabilmente ai registri creati dagli ufficiali britannici della forza, il libro si sforza di recuperare l'esperienza dei sepoy, degli artiglieri e dei conducenti, un tempo anonimi, introducendo indiani di rilievo - Mit Singh, Gambirsing Pun, Kulbahadur Gurung e Jan Mohamed - accanto a figure britanniche più familiari come Cecil Allanson, che guidò i suoi Gurkhas sulla cresta del Sari Bair all'alba del 9 agosto 1915.

Il libro esplora per la prima volta il rapporto straordinariamente positivo che si sviluppò a Gallipoli tra indiani e Anzac e include un elenco completo dei caduti dell'esercito indiano commemorati sull'Helles Memorial di Gallipoli. Il professor Peter Stanley, uno dei più illustri storici sociali militari australiani, ha attinto a una vasta gamma di testimonianze inedite, tra cui documenti ufficiali e privati in Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e India, per raccontare l'esperienza indiana di Gallipoli che ha atteso un secolo per essere raccontata.

Altre informazioni sul libro:

ISBN:9781914059148
Autore:
Editore:
Rilegatura:Copertina morbida
Anno di pubblicazione:2021
Numero di pagine:392

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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)