La camera oscura

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Titolo originale:

The Darkroom

Contenuto del libro:

THE DARKROOM contiene la sceneggiatura del film radicalmente sperimentale Le camion (1977) di Duras, oltre a quattro proposizioni simili a un manifesto in cui Duras protesta contro la maggior parte dei film che "uccidono l'immaginazione" perché "sono sempre gli stessi". Accusa inoltre i guardiani del cinema tradizionale di trattare l'intelligenza come se fosse un "fenomeno di classe" e distingue il proprio approccio: un cinema basato sulle idee e sull'esperienza sensoriale. Nel dialogo con Michelle Porte alla fine del libro, Duras descrive ulteriormente il suo stile cinematografico, discutendo di tutto, dalla sua biografia alla sua critica del marxismo.

La maggior parte del film è costituita dai suoni e dalle immagini di un camion che attraversa un paesaggio industriale punteggiato da baraccopoli fatiscenti di immigrati. Periodicamente, le immagini del camion sono interrotte da tagli di Duras e G rard Depardieu seduti nel salotto di Duras, che leggono da un copione che include un dialogo tra un camionista fermamente comunista e una donna anonima, etnicamente non identificabile, che funge da alter-ego per Duras e allo stesso tempo è un sostituto di "tutti". Nessuno dei due personaggi viene mai mostrato sullo schermo. Grazie a un effetto di afterimage, la giustapposizione di voci fuori campo e tagli aiuta gli spettatori del film a proiettare sullo schermo le proprie immagini del camionista e dell'autostoppista. Il camionista decide subito che l'autostoppista è "un reazionario" che soffre di qualche "disturbo mentale". Utilizzando la donna "pazza" e non istruita (che tuttavia si interessa di tutto, dalla posizione della terra nell'universo alla politica, fino a personaggi illustri come Proust, Corneille e Marx), Duras critica l'invasione di Praga da parte dei sovietici nel 1968 e il suo sostegno da parte del Partito Comunista Francese.

Tra le immagini del camion, le voci fuori campo giustapposte e gli stacchi su Duras e Depardieu, l'arte cinematografica diventa l'arte di aprire gli spettatori alla possibilità di coinvolgere molteplici facoltà: non solo quella visiva e uditiva, ma anche la memoria, l'immaginazione e il desiderio.