Il curatore del silenzio

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Titolo originale:

Curator of Silence

Contenuto del libro:

La poesia che dà il titolo al libro, dedicata a un gruppo di scolari che illustrano l'"Ode all'allodola" di Shelley, si conclude con la seguente affermazione: "Queste sono le uniche / lezioni che avranno mai bisogno di imparare: che la vita / non è un manufatto, ma un'apertura, un entrare / e un uscire; che cantare è risorgere / dalla tomba del corpo. E ancora / dire meno di niente".

Questa idea dell'apertura, dello scarto, del silenzio che esiste tra ciò che vogliamo dire e ciò che effettivamente diciamo pervade Il curatore del silenzio. Il paradosso, naturalmente, è che è la creazione stessa dell'arte a creare questo divario, poiché c'è sempre un abisso tra l'impulso e il gesto, la visione e la poesia. L'esperienza di Nutter di vivere per due mesi nell'Antartico, forse il più grande silenzio e la più grande solitudine possibili sulla terra, è l'archetipo del silenzio di cui esplora le molte dimensioni in questo volume.

L'autrice prende in considerazione sia i silenzi letterali e ovvi - la morte, l'abbandono, la solitudine, il silenzio in cui svaniscono le cose perdute - sia i silenzi di natura più misteriosa e paradossale: le (errate) percezioni dell'infanzia, le cancellazioni delle dipendenze e dei danni cerebrali, l'isolamento degli esploratori antartici e le vite apparentemente lontane, e spesso temibili, degli animali. Alla fine, questo grande silenzio contro cui battiamo i nostri cuori - che sia la tomba o Dio o l'universo o l'intimo silenzio della pagina bianca - è il silenzio che queste poesie cantano per e con, non contro.