Sete di sangue: Sulle radici della violenza da Caino e Abele a oggi

Punteggio:   (4,5 su 5)

Sete di sangue: Sulle radici della violenza da Caino e Abele a oggi (Russell Jacoby)

Recensioni dei lettori

Riepilogo:

Il libro presenta una tesi provocatoria secondo cui l'animosità e la violenza sono spesso dirette verso chi è simile piuttosto che estraneo. L'autore, Russell Jacoby, esplora esempi storici a sostegno della sua tesi, concentrandosi in particolare sull'antisemitismo e sul fratricidio. Sebbene molti lettori trovino l'approccio di Jacoby avvincente e intellettualmente stimolante, alcuni sono scettici sulle sue conclusioni e sostengono che egli sottovaluta il ruolo della differenza nel contribuire alla violenza.

Vantaggi:

Argomento avvincente che mette in discussione la visione tradizionale della violenza
prosa ben scritta e accessibile
esplorazione perspicace di esempi storici e culturali
solleva importanti domande sulla capacità di violenza dell'umanità.

Svantaggi:

Alcuni lettori trovano la tesi tenue e priva di prove sufficienti
Le critiche suggeriscono che Jacoby semplifica eccessivamente le complesse radici della violenza concentrandosi troppo sulla somiglianza e trascurando l'impatto della differenza
Alcuni sostengono che i controesempi indeboliscono le sue affermazioni.

(basato su 8 recensioni dei lettori)

Titolo originale:

Bloodlust: On the Roots of Violence from Cain and Abel to the Present

Contenuto del libro:

IN TUTTA LA STORIA E TRA LE CULTURE, la forma più comune di violenza è quella tra i membri della famiglia e i vicini o le comunità affini, nelle guerre civili grandi e piccole. Dall'aggressione al genocidio, dall'assassinio al massacro, la violenza di solito emerge dall'interno dell'ovile. Si ha più da temere da un coniuge, un ex coniuge o un collega di lavoro che da qualcuno che non si conosce.

In questa brillante polemica, Russell Jacoby sostiene che la violenza esplode più spesso, e più selvaggiamente, tra coloro che sono più strettamente imparentati. Un nazionalista indiano ha assassinato Mohandas Gandhi, "il padre" dell'India. Un musulmano egiziano ha assassinato Anwar Sadat, presidente dell'Egitto e premio Nobel per la pace. Un ebreo israeliano ha assassinato Yitzhak Rabin, primo ministro israeliano e anch'egli insignito del Premio Nobel per la pace. Il più delle volte il genocidio coinvolge gruppi affini. I cristiani tedeschi degli anni '30 erano così strettamente legati agli ebrei tedeschi che per distinguere i gruppi era necessaria una stella gialla. I serbi e i musulmani in Bosnia, come gli hutu e i tutsi in Ruanda, sono spesso indistinguibili anche tra loro.

Questa idea contraddice sia il senso comune sia la saggezza collettiva di insegnanti e predicatori, che affermano che temiamo - e a volte dovremmo temere - l'"altro", lo straniero pericoloso. Sia i cittadini che gli studiosi credono che i nemici si nascondano per strada e oltre, dove ci troviamo di fronte a uno "scontro di civiltà" con stranieri che sfidano il nostro modo di vivere. Jacoby offre una verità più inquietante: non è tanto l'ignoto a minacciarci, ma il conosciuto. Attacchiamo i nostri fratelli - i nostri parenti, i nostri conoscenti, i nostri vicini - con molta più regolarità e veleno di quanto non facciamo con gli estranei.

Intrecciando la storia biblica di Caino e Abele, il "narcisismo delle piccole differenze" di Freud, le intuizioni sull'antisemitismo e la misoginia, così come le nuove analisi dei bagni di sangue "civili", dal massacro di San Bartolomeo nel XVI secolo al genocidio e al terrorismo dei nostri giorni, Jacoby capovolge la storia per offrire una nuova e provocatoria comprensione del confronto violento nel corso dei secoli. "Pensando al male, cerchiamo il bene", afferma nell'introduzione. Questo racconto appassionato e controintuitivo ci offre una visione senza precedenti delle radici della violenza.

Altre informazioni sul libro:

ISBN:9781451620818
Autore:
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Rilegatura:Copertina morbida

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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)