Ricchezza, povertà e politica

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Titolo originale:

Wealth, Poverty and Politics

Contenuto del libro:

Un'edizione riveduta e ampliata dell'essenziale esame di Thomas Sowell sulle differenze di ricchezza e reddito tra le nazioni e all'interno delle stesse.

Wealth, Poverty and Politics mette in discussione i presupposti, le definizioni, le prove e i ragionamenti della maggior parte di ciò che viene detto sulle differenze di reddito e ricchezza da parte dei media, del mondo accademico e della politica. Dopo un'ampia disamina dei fattori alla base delle differenze economiche tra le nazioni e all'interno delle stesse - tra cui fattori geografici, demografici, culturali e politici - l'ultima sezione del libro è una critica approfondita dei principali ridistributori del reddito, da John Rawls a Thomas Piketty e ai premi Nobel per l'economia Paul Krugman, Angus Deaton e Joseph Stiglitz.

Tra le scoperte più rincuoranti della storia ci sono gli individui, i gruppi e le nazioni che sono passati dalla povertà e dall'arretratezza alla prosperità e ai successi alle frontiere del progresso umano. Tra le scoperte più dolorose ci sono i credo e le politiche controproducenti che hanno inutilmente prolungato la povertà e la dipendenza tra i gruppi in ritardo di sviluppo nei Paesi di tutto il mondo, e hanno fomentato risentimenti - e talvolta violenza - contro minoranze più produttive e di successo in molti luoghi e tempi.

Sebbene Wealth, Poverty and Politics offra molte nuove analisi e intuizioni, si tratta essenzialmente di uno studio basato sui fatti che sottopone molte convinzioni, provenienti da varie parti dello spettro ideologico, alla prova definitiva dell'evidenza empirica. Le convinzioni messe in discussione sulle cause delle differenze economiche vanno dal determinismo genetico allo sfruttamento e alla discriminazione. In ogni caso, l'analisi segue la strada dei fatti, sia che si tratti di una verifica, di una confutazione o di una combinazione delle due. Il principio guida è espresso da una citazione del compianto Daniel Patrick Moynihan che apre la sezione finale del libro: “Hai diritto alle tue opinioni, ma non hai diritto ai tuoi fatti”.