Reclaiming American Virtue: la rivoluzione dei diritti umani degli anni '70

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Titolo originale:

Reclaiming American Virtue: The Human Rights Revolution of the 1970s

Contenuto del libro:

L'impegno americano per i diritti umani internazionali è emerso negli anni Settanta non come una logica conseguenza dell'idealismo americano, ma come una sorprendente risposta al trauma nazionale, come dimostra Barbara Keys in questa storia provocatoria. Reclaiming American Virtue situa questo nuovo entusiasmo come una reazione alla profonda sfida della guerra del Vietnam e alle sue tumultuose conseguenze. Invece di guardarsi dentro per rinnovarsi, gli americani, sia di destra che di sinistra, hanno cercato all'esterno modi per ripristinare la leadership morale dell'America.

I conservatori hanno ripreso il linguaggio dei dissidenti sovietici per resuscitare una narrazione della Guerra Fredda che contrapponeva gli Stati Uniti virtuosi ai mali del comunismo. I liberali hanno cercato di fare pulizia morale dissociando gli Stati Uniti dai malfattori stranieri, mettendo in luce abusi come la tortura in Cile, Corea del Sud e altri alleati di destra. Quando Jimmy Carter, nel 1977, fece dei diritti umani un principio centrale della politica estera americana, la sua amministrazione faticò a conciliare queste visioni contrastanti.

Tuttavia, sia i liberali che i conservatori vedevano nei diritti umani un modo per passare dalla colpa all'orgoglio. Meno una critica del potere americano che una sua riabilitazione, i diritti umani funzionarono per gli americani come un gioco di prestigio che occludeva alla vista gran parte del recente passato americano e confinava le lezioni del Vietnam in parametri ristretti. Passare dal giudice del mondo al poliziotto del mondo sarebbe stato un piccolo passo, e l'intervento americano in nome dei diritti umani sarebbe stato una causa che sia i liberali che i conservatori avrebbero potuto abbracciare.