Intellettuali sovietici e potere politico: l'era post-staliniana

Titolo originale:

Soviet Intellectuals and Political Power: The Post-Stalin Era

Contenuto del libro:

In questo lavoro senza precedenti sullo status e il ruolo degli intellettuali nella vita politica sovietica, un ex sociologo sovietico traccia una mappa dei legami delicati, spesso paradossali, tra il regime politico e i pensatori creativi che svolgono un ruolo importante nel movimento verso la modernizzazione. Partendo da Stalin, Vladimir Shlapentokh esplora il bisogno reciproco e l'antagonismo che sono esistiti tra i leader politici e gli intellettuali. Ne emerge un ritratto affascinante della rete intellettuale sovietica a partire dagli anni Cinquanta, che tocca temi quali il ruolo della letteratura e del cinema nell'opposizione politica, i livelli di opposizione (aperta, legale e privata) e la diffusione della paranoia alimentata dal KGB. L'autore mostra come la comunità intellettuale, di solito un gruppo coeso e liberale, se l'è cavata con la cauta tolleranza di Kruscev, con le repressioni di Breznev e ora con la Glasnost di Gorbaciov.

Shlapentokh sostiene, tuttavia, che con la Glasnost la libertà di parola ha rivelato una divergenza più pronunciata tra pensatori liberali e conservatori e ha permesso un'aperta opposizione conservatrice alle misure riformatrici di Gorbaciov e dei liberali. Egli sostiene che uno dei più forti freni alle riforme è la crescente presenza del russofilismo - un movimento che sostiene il nazionalismo russo e il concetto di socialismo di Stalin - tra l'élite politica e le masse. Sebbene il ruolo degli intellettuali liberali alla fine degli anni '80 sia stato meno prominente rispetto agli anni '60, Shlapentokh afferma che essi rimangono il principale agente di modernizzazione in Unione Sovietica, così come in altri Paesi socialisti.

Pubblicato originariamente nel 1990.

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