Punteggio:
The Invisible Bridge” di Rick Perlstein è un'esplorazione completa e dettagliata del panorama politico degli anni Settanta, incentrata sulla caduta di Richard Nixon e sull'ascesa di Ronald Reagan. Il libro è stato elogiato per la sua narrazione avvincente e la ricerca approfondita, anche se è stato criticato per le inesattezze dei fatti e la tendenza all'eccesso di dettagli.
Vantaggi:⬤ Narrazione ben scritta e coinvolgente che rende gli argomenti storici accessibili e interessanti.
⬤ Copertura esaustiva degli eventi politici e dei contesti culturali degli anni Settanta.
⬤ Offre prospettive sfumate sull'epoca e sulle figure coinvolte, come Nixon e Reagan.
⬤ Combina la storia politica con le tendenze della società, fornendo una comprensione più ampia dell'epoca.
⬤ Cattura la nostalgia e il significato degli eventi storici, collegandoli alle questioni contemporanee.
⬤ Il libro è lungo (oltre 800 pagine) e questo potrebbe scoraggiare alcuni lettori.
⬤ Contiene numerose imprecisioni fattuali e sviste editoriali, che portano a interrogarsi sull'affidabilità dei dettagli.
⬤ Alcune recensioni parlano di una tendenza all'eccesso di dettagli che potrebbe sopraffare i lettori occasionali.
⬤ Si notano i pregiudizi politici di Perlstein, in particolare le sue opinioni critiche su Reagan, che potrebbero allontanare i lettori con prospettive politiche diverse.
(basato su 212 recensioni dei lettori)
The Invisible Bridge: The Fall of Nixon and the Rise of Reagan
Il ritratto folgorante dell'America sull'orlo di un esaurimento nervoso nei tumultuosi tempi politici ed economici degli anni Settanta, pubblicato dal New York Times.
Nel gennaio del 1973 Richard Nixon annunciò la fine della guerra del Vietnam e si preparò a un secondo mandato trionfale, finché le udienze televisive del Watergate non rivelarono che la sua Casa Bianca era poco meglio di un covo di mafiosi. Il presidente successivo dichiarò, dopo le dimissioni di Nixon, che “il nostro lungo incubo nazionale è finito”, ma poi gli investigatori del Congresso rivelarono che la CIA assassinava leader stranieri. Il crollo del governo sudvietnamita rese vano il sacrificio di circa 58.000 vite americane. L'economia era a pezzi. E mentre gli americani cominciavano a pensare alla loro nazione in modo nuovo - come una nazione tra le nazioni, non più provvidenziale di altre - gli opinionisti dichiararono che d'ora in poi i politici di successo sarebbero stati quelli che avrebbero onorato questo nuovo e castigato stato d'animo nazionale.
Ronald Reagan non ha mai recepito il messaggio. Per questo motivo, quando annunciò la sua intenzione di sfidare il Presidente Ford per la nomination repubblicana del 1976, quegli stessi opinionisti lo scartarono... fino a quando, incredibilmente, iniziò a sembrare che potesse vincere. Stava inventando la nuova cultura politica conservatrice che conosciamo ora, in cui una visione del patriottismo radicata nel senso dei limiti americani è stata fatta deragliare nell'anno del Bicentenario dell'America dall'ascesa del politico sorridente di Hollywood. Su uno sfondo di melodrammi che vanno dall'embargo petrolifero arabo a Patty Hearst fino al quasi fallimento della più grande città americana, Il ponte invisibile pone la domanda: cosa significa credere nell'America? Sventolare una bandiera - o rifiutare la sottigliezza degli sbandieratori?
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)