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Unraveling: Remaking Personhood in a Neurodiverse Age
Sviluppare un modello cibernetico di soggettività e di persona che onori le esperienze di disabilità per riconcettualizzare la categoria dell'umano.
Le neuroscienze del XX secolo hanno fissato il cervello come base della coscienza, del sé, dell'identità, dell'individualità, persino della vita stessa, oscurando le relazioni fondamentali tra i corpi e i mondi che abitano. In Unraveling, Matthew J. Wolf-Meyer si basa su racconti di esperienze familiari e individuali con disturbi neurologici, abbinati a testi di neuroscienziati e psichiatri, per decentrare il cervello e smascherare i pregiudizi abili del pensiero dominante sulla persona.
Unraveling articola un'inedita teoria cibernetica della soggettività in cui il sistema nervoso è connesso al mondo che abita piuttosto che essere murato all'interno del corpo, andando oltre gli approcci neuroscientifici, simbolici e materialisti al sé per concentrarsi invece su concetti come animazione, modularità e facilitazione. Lo fa attraverso la lettura ravvicinata di memorie di persone che hanno perso l'udito o hanno sviluppato un'afasia indotta da un trauma, nonché di familiari di persone diagnosticate come autistiche: testi che ripensano le modalità della soggettività attraverso le esperienze di comunicazione, assistenza e le esigenze della vita quotidiana.
Sostenendo una bioetica radicalmente antinormativa, Unraveling sposta il discorso sui disordini neurologici da concetti carichi di valore come la "qualità della vita" per sviluppare un modello inclusivo di personalità che onora le esperienze di disabilità e riconcettualizza la categoria dell'umano in tutti i suoi contesti sociali, tecnologici e ambientali.
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)