Diario di uno straniero a Parigi

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Titolo originale:

Diary of a Foreigner in Paris

Contenuto del libro:

L'Europa del dopoguerra attraverso il diario di un affascinante e arguto scrittore e artista del Novecento. Registrando i suoi viaggi in Francia e in Svizzera, Curzio Malaparte incontra personaggi celebri come Cocteau e Camus e cattura lo spirito inquieto e fragile di Parigi dopo il trauma della guerra.

Nel 1947 Curzio Malaparte torna a Parigi per la prima volta dopo quattordici anni. Nel frattempo, era stato condannato da Mussolini a cinque anni di esilio e, una volta rilasciato, ripetutamente imprigionato. Nei suoi intervalli di libertà, era stato inviato come giornalista sul fronte orientale e, sebbene molti dei suoi reportage dalle terre di sangue della Polonia e dell'Ucraina fossero stati censurati, le sue esperienze lì erano diventate la base per il suo inclassificabile capolavoro del dopoguerra e bestseller internazionale, Kaputt. Ora, tornando nell'unico Paese che l'aveva sempre trattato bene, l'unico Paese che aveva sempre amato, era una specie di star, anche se brillava di una luce oscura e inquietante.

Il diario che tenne a Parigi registra una serie di incontri con persone straordinarie - tra cui Jean Cocteau e un Albert Camus cupo e poco accogliente - ed è pieno delle tipiche riflessioni di Malaparte sulla temperie dell'epoca. È un modello perfetto di ambiguo riserbo e di umoristica autoesposizione. C'è, ad esempio, la curiosa abitudine di Malaparte di sedersi fuori di notte e abbaiare insieme ai cani del vicinato - i cani, dopo tutto, erano i suoi unici amici quando era in esilio. I francesi la trovano quantomeno sconcertante; quando si tratta della Svizzera, è motivo di denuncia.