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Conversations with John F. Kennedy
Nella primavera del 1966, la visione del defunto John F. Kennedy, il martire presidente degli Stati Uniti, mi apparve in tre diverse occasioni, in tre luoghi diversi, e mi coinvolse in lunghe disquisizioni sulla condizione dell'uomo, sui pericoli evidenti nella sua attuale condizione e su ciò che si deve fare per evitarli.
Durante queste conversazioni ho chiarito che ero molto dubbioso sul valore di qualsiasi cosa che avrei potuto fare, ma John F. Kennedy mi ha assicurato che per una serie di ragioni, che mi ha spiegato, ero la persona più adatta a procedere con questo incarico.
Non ho perso nessuno dei dubbi che mi assalivano durante queste conversazioni. Semmai sono aumentati. Innanzitutto, non posso offrire a una società meccanicista o materialista alcuna prova che le conversazioni abbiano avuto luogo. Esse devono iniziare o finire in base alle informazioni che contengono. Non ci sono documenti firmati; non c'è una fotografia sfocata di una nebbia evanescente che potrei affermare essere lo spirito di John F. Kennedy che ritorna al suo attuale modo di essere. Non posso nemmeno dire di aver visto John F. Kennedy durante queste conversazioni.
Le circostanze fisiche, o meglio, non fisiche, di questi incontri erano piuttosto semplici. In ogni occasione, fui inghiottito da una strana radiosità in cui il mondo fisico scomparve e fui serenamente consapevole di essere alla presenza di John F. Kennedy. C'era una pace assoluta e avevo l'impressione che nulla ci avesse mai disturbato o avrebbe mai potuto farlo in questo ambiente. Era come se si fosse raggiunto uno stato di estrema bellezza e ci si fosse lasciati alle spalle per sempre tutte le preoccupazioni della terra.
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)