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Taming Cannibals: Race and the Victorians
In Taming Cannibals, Patrick Brantlinger svela le contraddizioni insite nell'ideologia razzista e imperialista dell'Impero britannico. Per molti vittoriani, l'idea di domare i cannibali o di civilizzare i selvaggi era ossimorica: la civiltà era un obiettivo che i popoli non bianchi del mondo non potevano raggiungere o, nel migliore dei casi, potevano solo avvicinarsi, eppure la "missione civilizzatrice" era vista come la giustificazione ultima dell'imperialismo.
Allo stesso modo, la presunta incrollabile certezza della superiorità razziale degli anglosassoni veniva regolarmente minata da diffusi timori di degenerazione razziale a causa del contatto con razze "inferiori" o dalla preoccupazione che gli anglosassoni potessero essere soppiantati da qualcosa di superiore, una razza o una specie ancora più "adatta" o "superiore". Brantlinger ripercorre lo sviluppo di queste paure attraverso la lettura ravvicinata di un'ampia gamma di testi, tra cui Robinson Crusoe di Daniel Defoe, Fiji and the Fijians di Thomas Williams, Daily Life and Origin of the Tasmanians di James Bonwick, The Descent of Man di Charles Darwin, Heart of Darkness di Joseph Conrad, Culture and Anarchy di Matthew Arnold, She di H. Rider Haggard, e She di H.
Rider Haggard. Rider Haggard e La guerra dei mondi di H.
G. Wells.
Nell'ampio, capiente e ricco Taming Cannibals, Brantlinger combina lo studio della letteratura con la storia sociopolitica e la teoria postcoloniale in modi inediti.
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)