Vivere nella morte: Il genocidio e i suoi funzionari

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Titolo originale:

Living in Death: Genocide and Its Functionaries

Contenuto del libro:

Vincitore del Premio French Voices per l'eccellenza nella pubblicazione e nella traduzione.

Quando parliamo di assassini di massa, possiamo parlare di ideologi radicalizzati, di mediocri che obbediscono solo agli ordini o di mostri assetati di sangue. Chi sono questi uomini che uccidono su scala di massa? Qual è la loro coscienza? Non provano orrore o compassione?

Living in Death di Richard Rechtman offre nuove risposte a una domanda che ci perseguita almeno dai tempi dell'Olocausto. Per Rechtman, non sono le ideologie a uccidere, ma le persone. Questo libro si cala nella vita ordinaria di persone che ogni giorno uccidono centinaia di persone, nello stesso modo in cui altri vanno in ufficio. Portando la raffinatezza filosofica all'ordinario, il libro costituisce un'antropologia degli assassini di massa.

Allontanandosi dai resoconti psicologici e filosofici esistenti sugli autori di genocidi, Rechtman esplora invece le condizioni in cui amministrare la morte diventa un lavoro come un altro. Prendendo in considerazione la Cambogia, il Ruanda e altre uccisioni di massa, Living in Death si avvale di una vasta gamma di ricerche d'archivio, di teorie psicologiche e di aneddoti tratti dal lavoro clinico dell'autore con i rifugiati e gli ex partecipanti ai genocidi. Rechtman presenta un'argomentazione convincente per riformulare e riorientare i nostri tentativi di spiegare - e prevenire - gli atti di tortura, stupro, uccisione e sterminio di massa.

Ciò che dobbiamo vedere, sostiene Rechtman, è che per i genocidari (coloro che compiono atti che sono o si avvicinano al genocidio), non c'è nulla di straordinario, insolito o storico-mondano nelle loro azioni. Al contrario, si preoccupano delle stesse cose banali che caratterizzano qualsiasi altro lavoro: le interazioni con i colleghi, le condizioni di vita, un drink e una risata alla fine della giornata. Capire questo significa capire come le cose sono arrivate a essere così come sono, e come potrebbero essere diverse.