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Visits from the Seventh
Visite dal settimo è un esordio molto originale. Le poesie ironiche e inquietanti di Arvio assumono la forma di conversazioni tra una donna e una folla di presenze invisibili - i visitatori, come li chiama lei - che la consigliano, la sfidano, la esortano e la confortano.
Insieme mormorano del destino, della luna, di una passeggiata a Park Avenue, di sesso, ambizione e sogni. I poeti", scrive Richard Howard, "trovano modi straordinari per parlare a se stessi, per dividere e trionfare, per dividere l'atomo del discorso - "il diario del mio altro io", lo chiamava Rilke. Per le donne poeta (Christina Rossetti, per esempio, o Virginia Woolf) le voci "esterne" sono minatorie, per gli uomini sono solo la Musa.
La Arvio ha ascoltato con attenzione queste sue infestazioni, certamente le visite più "convincenti" dopo le trascrizioni della tavoletta Ouija di Merrill, e ha organizzato il suo ascolto nel modo più pronto per i suoi stessi ascoltatori: le strofe attente e formose sono il chiaro enigma della possessione spiritica, che è l'incarnazione poetica della Arvio. L'intera serie è un'articolazione di ciò che un tempo chiamavamo "vita interiore": l'appassionata interrogazione di una donna alle sue fonti e le loro risposte altrettanto appassionate (anche se spesso derisorie).
Ha forgiato il proprio dialogo con i morti, riuscendo in qualche modo a essere divertente ed erotica allo stesso tempo, inseguita e posseduta. Mi piace ascoltare le sue voci persuasive che sono la donna stessa.
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)