Uno spettro di libertà: Prigionieri e schiavi nell'Impero Ottomano

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Titolo originale:

A Spectrum of Unfreedom: Captives and Slaves in the Ottoman Empire

Contenuto del libro:

Senza il lavoro dei prigionieri e degli schiavi, l'impero ottomano non avrebbe potuto raggiungere e mantenere la sua forza nella prima età moderna. Con l'Anatolia come focus geografico, Leslie Peirce cerca le voci dei non liberi, attingendo agli archivi, alle storie scritte all'epoca e ai testi giuridici.

Le persone non libere comprendevano due popolazioni generali: gli schiavi e i prigionieri. Per lo più lavoratori domestici, gli schiavi vivevano in una varietà di circostanze, dallo squallore al lusso. I loro compiti variavano a seconda dello status del proprietario. Lo status di schiavo poteva non durare per tutta la vita, dato che la legge islamica e la prassi ottomana prevedevano la liberazione del proprio schiavo.

I prigionieri venivano in genere catturati durante le razzie e in genere sparivano, il loro destino era sconosciuto. Le vittime raramente tornavano a casa, nonostante gli sforzi delle famiglie e dei vicini per recuperarli. Il lettore scopre cosa c'era nell'ambiente ottomano del XVI e XVII secolo che offriva ad alcuni prigionieri l'opportunità di migliorare le condizioni della loro schiavitù. Il libro descrive gli sforzi imperiali per combattere la minaccia della cattura nonostante la corruzione diffusa tra i funzionari dello Stato, che avevano interessi personali nel lavoro dei prigionieri.

Dalla fortuna dei prigionieri e degli schiavi il libro passa alla loro rappresentazione nella leggenda, nella letteratura storica e nella legge, dove, fortunatamente, sono presenti sia i rapitori che le loro prede.