Università sotto dittatura

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Titolo originale:

Universities Under Dictatorship

Contenuto del libro:

Le dittature distruggono la libertà intellettuale, eppure le università ne hanno bisogno. Come possono dunque le università funzionare sotto le dittature? Sono più un sostegno o un pericolo per il sistema? In questo volume, esperti di spicco provenienti da cinque Paesi esplorano le molteplici dimensioni di accomodamento e conflitto, controllo e indipendenza, nonché di asservimento e resistenza che hanno caratterizzato il rapporto delle università con i regimi dittatoriali negli Stati comunisti e fascisti durante il XX secolo: La Germania nazista, l'Italia di Mussolini, la Spagna franchista, la Cina maoista, l'Unione Sovietica e i Paesi del blocco sovietico: Cecoslovacchia, Germania Est, Ungheria e Polonia.

Il confronto tra questi casi rivela che le politiche di istruzione superiore delle moderne dittature erano caratterizzate da un conflitto di obiettivi di base. Da un lato, le università dovevano propagare l'ideologia dominante e fungere da terreno di formazione per un'élite affidabile. Di conseguenza, l'autonomia universitaria veniva limitata, la ricerca utilizzata per la legittimazione politica, le politiche del personale sottoposte al calcolo politico e molti studiosi indesiderati semplicemente messi in strada. D'altra parte, le moderne dittature avevano bisogno di scienziati, medici, insegnanti e ingegneri ben istruiti per l'attuazione dei loro programmi politici, economici e militari.

I leader comunisti e fascisti si sono quindi trovati di fronte alla questione fondamentale se le università dovessero essere viste principalmente come produttrici di ideologia e funzionari fedeli alla linea del partito o come luoghi in cui si rendevano disponibili le conoscenze indispensabili. Le dittature che scelsero di sottoporre le università a un rigoroso controllo politico ridussero la loro produttività accademica. Ma se agli istituti di istruzione superiore veniva lasciata troppa autonomia, c'era il rischio che si smarrissero politicamente.

Oltre ai redattori, hanno contribuito Ruth Ben-Ghiat, Michael David-Fox, Jan Havrnek, Ralph Jessen, Gyrgy Pteri, Miguel ngel Ruiz Carnicer e Douglas Stiffler.