Uncurating Sound: Conoscenza con voce e mani

Titolo originale:

Uncurating Sound: Knowledge with Voice and Hands

Contenuto del libro:

Uncurating Sound si esibisce, attraverso cinque capitoli, in una deliberazione tra arte, politica, conoscenza e normatività. Mette in evidenza la perfidia delle norme e si impegna nella curatela come progetto di conoscenza coloniale, la cui economia di sfruttamento traccia una linea retta dal desiderio di oggettività dell'Illuminismo, attraverso lo zucchero, il cotone e il tabacco, passando per le vite perse e il denaro guadagnato fino alla violenza dell'arte contemporanea.

Prende dalla curatela la nozione di cura e la pensa attraverso un'inefficienza intenzionale come resistenza: andare di traverso e in un altro modo. In questo modo, la curatela passa attraverso il doppio negativo del "non" alla "uncuration", svincolando la conoscenza dalle aspettative di riferimento e da una cornice canonica, e riconsiderando l'arte come politica non nel suo messaggio o scopo, ma nel modo in cui si confronta con l'istituzione.

Guardando al lavoro di Kara Walker, il libro invita alla performance curatoriale attraverso connessioni e processi indivisibili. Leggendo Kathy Acker e Adrian Piper si specula su come il corpo ci porti alla conoscenza oltre l'ordinario. Giocando con Kate Carr e Ellen Fullman si riesamina l'ideologia coloniale del Modernismo e si materializza la presenza vibrazionale di un senso plurale. Ascoltando Marguerite Humeau e Manon de Boer, evita la teoria ma agita un sapere diretto dalla voce e dalle mani, dai piedi e dalle orecchie che disordina i filoni di conoscenza egemonici a favore di saperi locali, taciti, femministi e contingenti che richiedono, come le fotografie di Zanele Muholi, un impegno etico con l'opera/mondo.