Una critica ai nuovi luoghi comuni

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Titolo originale:

A Critique of the New Commonplaces

Contenuto del libro:

Jacques Ellul - dall'umore molto meno solenne del solito - sfata qui i luoghi comuni politici e sociologici, dimostrando in modo distruttivo e arguto come la nostra accettazione sconsiderata di essi incoraggi l'ipocrisia, il compiacimento e l'inerzia mentale. Tra gli stereotipi di pensiero e di parola fatti esplodere ci sono frasi come Non si può agire senza sporcarsi le mani, Il lavoro è libertà, Dobbiamo seguire la corrente della storia e Le donne trovano la loro libertà (dignità) nel lavoro.

Un certo numero di queste vecchie frasi presiede alla nostra vita quotidiana. Ci permettono di capirci e di nuotare nella corrente ordinaria della società. Sono accettate come talmente certe che non le mettiamo quasi mai in discussione.

Servono allo stesso tempo come spiegazioni sufficienti per ogni cosa e come chiusura di troppe argomentazioni. Ellul esplora i modi in cui questi cliché ci ingannano e ci impediscono di avere pensieri indipendenti - e di fatto ci impediscono di affrontare i problemi a cui sono teoricamente indirizzati.

Sono i nuovi luoghi comuni. Così come il XIX secolo ha dato vita a molti luoghi comuni di questo tipo (sono presenti nell'Exegese di Leon Bloy e nel Dictionnaire des idees recues di Flaubert), anche il nostro secolo è stato impegnato a crearne di propri. Quello che Ellul ha fatto è stato fermarsi abbastanza a lungo per guardarli con attenzione, attaccarli con fredda ragione e lasciarli nudi e scoperti.

In questo notevole documento, la caustica impavidità di Ellul è al servizio di verità spesso crudeli, ma sempre lucide e appassionate. Egli rappresenta la voce dell'intelligenza, e nel farlo è spesso esilarante e sempre terapeutico su questioni di prima importanza.