Straniero d'inverno: Poesie

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Titolo originale:

Winter Stranger: Poems

Contenuto del libro:

Vincitore del Max Ritvo Poetry Prize, Winter Stranger di Jackson Holbert è una solenne testimonianza della dipendenza e degli affetti divisi che nutriamo per i paesaggi che ci plasmano.

Nella fredda e seminale campagna di Washington orientale, un ragazzo si spara una pallottola nel cranio nel parcheggio di un liceo. Uno zio frantuma l'ossicodone in "mille granuli rossi". I falchi volteggiano sopra un fiume scuro e indifferente. "Ho lasciato quella città / per sempre", scrive Holbert, ma i suoi lividi appaiono ovunque, nei sogni di uomini violenti e piccole stelle, nei fantasmi di amici e pillole. Queste poesie stimolano un complesso discorso emotivo su cosa significhi andarsene - se sia mai davvero possibile, o se le nostre radici si allunghino solo per adattarsi alla distanza.

Punteggiato da ricordi di persone care consumate dalle loro dipendenze, Winter Stranger si interroga anche sulla natura capricciosa della memoria e sul potere della poesia di domarla. "Posso far sembrare tutto così bello. / Ti accorgerai a malapena che sotto / questa poesia c'è un corpo / che si sta decomponendo nella terra americana". Nel frattempo, le realtà preziose svaniscono - "i tuoi capelli, le tue orecchie, le tue mani" - lasciando dietro di sé "gli alberi fottuti", il "lungo fiume freddo". In versi al tempo stesso cupi e speranzosi, Holbert trova un equilibrio sottile tra la sua sensibilità poetica e il cinismo endemico della vita moderna.

"È chiaro ora che non ci sono fini", scrive Holbert, "solo inverni". Anche se le sue poesie sbocciano da colline appesantite dalla neve primaverile, la sua voce taglia il freddo, ricca di desideri cari e familiari: non essere soli, onorare le nostre origini, sopravvivere.