Sfera pubblica

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Titolo originale:

Public Sphere

Contenuto del libro:

Questo libro è una critica della sfera pubblica, sia come fulcro di alcune teorie liberali sulla comunicazione politica, sia come descrizione delle pratiche mediatiche effettivamente esistenti in Irlanda e altrove - nei tradizionali mezzi di informazione commerciale e nei social media. Scritto in uno stile accessibile, ma con le note finali necessarie, è un invito a una maggiore e più profonda riflessione critica sui media, vecchi e nuovi, nonché una considerazione delle esigenze comunicative di un movimento presente e futuro per un cambiamento politico ed economico trasformativo.

Il libro presenta la sfera pubblica come un'idea e un ideale storico, un luogo in cui i soggetti democratici deliberano e garantiscono che la società civile abbia voce al tavolo dello Stato. Mette in discussione questa idea, sia per i suoi limiti in un'economia globalizzata, sia per il suo modello di politica tecnocratico-consensuale, che elude quella che Laclau e Mouffe chiamano "l'ineliminabilità dell'antagonismo". Inizia anche una critica economico-politica dei media, la presunta sede della sfera pubblica nell'era del caffè post-18° secolo.

Si discute su ciò che possiamo e non possiamo imparare guardando al comportamento dei media attraverso la lente degli interessi commerciali dei loro proprietari. Vengono presi in considerazione i pregiudizi di emittenti e giornali nella recente crisi economica, le pressioni e le conseguenze del calo della diffusione della stampa e della migrazione della pubblicità online, nonché alcune domande iniziali sul pluralismo e sul ruolo ancora importante dei media del servizio pubblico, in Irlanda e altrove. Questo capitolo include un'ampia revisione dei risultati inediti di uno studio sulla copertura giornalistica del movimento irlandese contro la guerra in Iraq.

Public Sphere sposta la discussione anche online, dove, sebbene il pluralismo quasi infinito sembri farla da padrone, il potere e la libertà sono più sfuggenti. Nel regime del "capitalismo comunicativo", siamo tutti "fornitori di contenuti", generalmente senza remunerazione. La continua centralità della pubblicità e del potere aziendale nei media digitali sottolinea la necessità di tenere gli occhi sul denaro anche quando si parla di un ambiente informativo in rete. La nota questione se l'impegno online agisca come un sostituto della politica del "mondo reale" è integrata, in questo capitolo, con un esame del contenuto "reale" della politica virtuale e della possibilità di spiegare alcune delle più strane svolte recenti nel percorso politico globale alla luce di caratteristiche particolari del mondo online, come le "fake news" che si ritiene abbiano eletto Donald Trump.

Infine, esaminiamo le alternative mediatiche, se esistono, al controllo aziendale di comunicazioni potenzialmente trasformative. Sebbene consideri il concetto di sfera pubblica come irrimediabilmente inadeguato, nel migliore dei casi, in linea con il tema della serie Sireacht, cerco di immaginare un ambiente più sano per la comunicazione pubblica nel contesto di un'Irlanda e di un mondo migliori.