Scripts of Blackness: Early Modern Performance Culture and the Making of Race

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Contenuto del libro:

Scripts of Blackness mostra come i mezzi di comunicazione di massa della prima età moderna, il teatro e la cultura performativa in generale, abbiano contribuito a trasformare la nerezza in una categoria razziale, cioè in un tipo di differenza che giustifica le gerarchie sociali e le relazioni di potere emergenti in un nuovo ordine mondiale guidato dal colonialismo e dal capitalismo.

In questo libro, Nomie Ndiaye esplora le tecniche di impersonificazione utilizzate dagli artisti bianchi per rappresentare gli afro-diasporici in Inghilterra, Francia e Spagna nel XVI e XVII secolo, utilizzando un quadro comparativo e transnazionale. L'autrice ricostruisce tre specifiche tecniche di rappresentazione - il black-up (nerezza cosmetica), il blackspeak (nerezza acustica) e le danze nere (nerezza cinetica) - al fine di tracciare una mappa della poetica di tali tecniche e di rintracciare una serie di ceppi metaforici che i testi teatrali della prima età moderna associavano regolarmente ad esse. Questi ceppi metaforici, i copioni della blackness che danno il titolo a questo libro, operavano al di là dei confini nazionali e costituivano delle risorse, in quanto fornivano agli spettatori e ai partecipanti nuovi modi di pensare alle persone afro-diasporiche che vivevano o avrebbero potuto/dovuto vivere in mezzo a loro.

Questi copioni erano spesso di genere e imperniati su nozioni di demonizzazione, esclusione, sfruttamento, animalizzazione, mercificazione, sessualizzazione, schiavitù consensuale, misoginia, infantilizzazione e associazione evocativa con altre minoranze razzializzate. Scripts of Blackness cerca di cogliere le storie che gli europei occidentali si sono raccontati attraverso la blackness performativa e gli effetti di queste finzioni sui soggetti afro-diasporici della prima età moderna.