Scavi alla Porta della Cappadocia: Relazione finale di Kerkenes 1

Titolo originale:

Excavations at the Cappadocia Gate: Kerkenes Final Reports 1

Contenuto del libro:

La città sul Kerkenes Dag, nell'altopiano della Turchia centrale, era una nuova capitale dell'Età del Ferro, molto probabilmente Pteria. Fondata alla fine del VII secolo a.C., la città fu messa a ferro e fuoco alla metà del VI secolo e poi abbandonata.

Tra il 1999 e il 2011 è stata scavata nella sua interezza quella che abbiamo chiamato Porta della Cappadocia, una delle sette porte della città che bucano i 7 km di robuste difese in pietra. Questo volume documenta nel modo più completo possibile i risultati di quegli scavi. La posizione della porta e la sua architettura sono discusse e illustrate, con un capitolo dedicato al suo parziale restauro.

Le installazioni cultuali all'interno della struttura della porta comprendono un monumento costruito a gradini con un idolo semi-iconico, una stele aniconica e graffiti che rappresentano pietre simili.

La scultura allestita sul retro della porta comprendeva molti frammenti di una statua a grandezza naturale sostenuta da un basamento con sfingi adoranti scolpite in rilievo. Sono stati esaminati i resti di due vittime umane della distruzione e ossa di animali che forse testimoniano i pasti consumati dai costruttori della porta.

Vengono presentati vasellame e altri reperti, tra cui fasce di ferro della porta ben conservate, e un eccezionale ornamento in oro ed electrum. Un capitolo finale cerca di collocare queste notevoli scoperte in un contesto più ampio. La pianta della porta, le installazioni cultuali e le sculture allestite al suo interno sembrano essere interamente frigie.

Insieme alle testimonianze di iscrizioni e graffiti paleofrigi già pubblicate (OIP 135), questo volume fornisce nuove e inaspettate prove della potenza, della ricchezza e della raffinatezza dell'espansione della Frigia verso est. La breve esistenza, appena più di 100 anni, insieme all'eccellente contesto stratigrafico del livello di distruzione, forniscono una finestra senza precedenti sulla prima metà del VI secolo a.C. sull'altopiano anatolico.