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QUIET ORIENT RIOT di Nathalie Khankan è una struggente raccolta di poesie che esplora le complessità della maternità e dell'identità attraverso l'esperienza di una donna palestinese che si sottopone a trattamenti per la fertilità in un ospedale israeliano. Le poesie sono ricche di immagini e di emozioni e affrontano temi profondi di giustizia e di società.
Vantaggi:Il libro è stato descritto come urgente, potente e splendido, con un linguaggio intimo e articolato. È ben strutturato e incoraggia letture multiple, offrendo domande sfumate e tenere riflessioni sulla maternità e la parentela.
Svantaggi:Alcuni lettori potrebbero trovare le poesie complesse e impegnative, con domande che rimangono senza risposta, il che potrebbe non piacere a chi cerca narrazioni semplici.
(basato su 2 recensioni dei lettori)
Quiet Orient Riot
Quiet Orient Riot è un'esplorazione dei tendini della maternità, dei suoi ammutinamenti e delle sue munificenze. È anche un libro sulle nascite e sulla politica dei regimi di nascita.
Raccontando un viaggio per dare alla luce un bambino palestinese nei territori palestinesi occupati, le poesie evocano la maternità come previsione, conteggio, arma; le sue numerose filtrazioni attraverso il comando liturgico e l'ansia demografica. La maternità è resa possibile grazie all'accesso contingente alle sofisticate infrastrutture israeliane per il trattamento della fertilità, ed è resa impossibile in quanto coincide con l'assalto israeliano del 2009 alla Striscia di Gaza. Che tipo di linguaggio, allora, può contenere un corpo all'interno di un corpo attraverso l'emergenza, la diminuzione, la resistenza e la fioritura? Che tipo di linguaggio può contenere l'umanità precaria?
Ma soprattutto, Quiet Orient Riot chiede a se stesso, senza liberazione o sollievo: può un testo cercare il disorientamento linguistico e il riorientamento allo stesso tempo? Può un testo camminare sul filo del rasoio da un dettaglio all'altro per immaginare un tipo di consapevolezza che sia affine al culto? Quiet Orient Riot non rifugge da una parola come “culto”. Né si sottrae al modo in cui tale adorazione potrebbe manifestarsi nelle parole di una poesia, inchinandosi a un “suono stampato cinguettante” in Palestina e a una foresta di “piccoli giudici”.
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)