Paolo sull'umiltà

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Titolo originale:

Paul on Humility

Contenuto del libro:

L'umiltà nel mondo moderno non è né ben compresa né ben accolta. Molti la considerano un segno di debolezza.

Altri la declinano come un costrutto occidentale la cui imposizione alle persone emarginate non fa che perpetuare l'oppressione. Questo scetticismo ha un lungo pedigree: Aristotele, ad esempio, indicava l'umiltà come una facciata di vergogna. Che cosa dobbiamo pensare della valorizzazione di questa caratteristica da parte del Nuovo Testamento?

Tradotto per la prima volta dal tedesco all'inglese, Paul on Humility cerca di recuperare il senso originario dell'umiltà come atteggiamento etico che dà forma alla comunità, assicurando la sua centralità nella fede cristiana. Questa esplorazione dell'umiltà inizia con una considerazione di come il concetto si inserisce nelle crisi culturali attuali, prima di considerare la sua storia linguistica e filosofica nella cultura occidentale. Per quanto riguarda le radici dell'umiltà cristiana, Eve-Marie Becker si concentra su Filippesi 2, un passo in cui Paolo si appella all'umiltà di Cristo per incoraggiare i suoi compagni di fede a perseverare. Becker mostra che l'umiltà ha costituito la base dell'etica che Paolo ha instillato nelle chiese e ha agito come un dispositivo mimetico incentrato sull'esempio di Gesù che è stato modellato nella prima identità e comunità cristiana.

Becker resiste all'impulso di sminuire l'umiltà con un mero moralismo. Nella visione di Paolo, l'individuo umile è immerso in un modo di essere complesso e trasformativo. Il cammino dell'umiltà non costringe l'io.

Piuttosto, lo guida verso la vera libertà nella comunione con gli altri. L'umiltà è quindi un concetto potente che parla alle nostre ansie e ai nostri disagi contemporanei.

--Matthew Novenson, docente senior di Nuovo Testamento e Origini cristiane all'Università di Edimburgo.