Lucia

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Contenuto del libro:

“Il suo è un caso di ciclotimia, che risale all'età di sette anni e mezzo. Ha circa trentatré anni, parla correntemente il francese... Il suo carattere è gay, dolce e ironico, ma ha scatti d'ira per nulla quando è costretta alla camicia di forza”. ”

Così scriveva James Joyce nel 1940, in una lettera sulla sua unica figlia, Lucia. È uno dei pochi ritratti contemporanei sopravvissuti della sua vita travagliata. La maggior parte degli altri riferimenti a lei sono andati perduti. Si è cercato di cancellarla dalle pagine della storia.

Sappiamo che era la figlia del famoso scrittore. Era l'amante di Samuel Beckett. Era una ballerina di talento. A partire dalla fine dei vent'anni fu curata per sospetta schizofrenia e ripetutamente ricoverata in ospedale. Trascorse gli ultimi trent'anni della sua vita in un manicomio.

E, dopo la sua morte, la sua voce fu messa a tacere. Le sue lettere furono bruciate. La corrispondenza che la riguarda è scomparsa dall'archivio Joyce. La sua storia è stata avvolta nel mistero, la porta della tomba è stata sbattuta dietro di lei.

Il nuovo straordinario romanzo di Alex Pheby ci porta dentro quell'oscurità. In frammenti narrativi nitidi e taglienti, Lucia evoca le cose che potrebbero essere state fatte a Lucia Joyce. E mentre presenta queste storie con dettagli vividi e strazianti, si interroga anche su cosa significhi ricreare una vita. Non è un tentativo di parlare per Lucia. È piuttosto un atto di empatia e di contrizione che mette costantemente in discussione il significato di parlare per altre persone.

Lucia è intellettualmente intransigente. Lucia è emotivamente devastante. Lucia è diversa da qualsiasi altra cosa sia mai stata scritta.