Lamento per 77.297 vittime

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Titolo originale:

Lamentation for 77,297 Victims

Contenuto del libro:

“Il fumo delle fabbriche vicine avvolge una campagna piatta come un tavolo, una campagna che si estende all'infinito. La ricoprono le ceneri di milioni di morti. Sono sparsi pezzi di ossa sottili che i forni non sono riusciti a bruciare. Quando arriva il vento, la cenere sale al cielo, mentre i frammenti di ossa rimangono a terra. La pioggia cade sulle ceneri e le trasforma in buon terreno fertile, come si addice alle ceneri dei martiri. E chi può trovare le ceneri di quelli della mia terra natale, che erano 77.297? Raccolgo un po' di cenere con la mano, perché solo una mano può toccarla, e la verso in un sacco di lino, proprio come chi parte per un Paese straniero raccoglie la terra natia per non dimenticarla mai, per tornarci sempre”.

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Così inizia l'indimenticabile poema in prosa di Jiř Weil, Lamento per 77.297 vittime, il suo monumento letterario agli ebrei cechi uccisi durante l'Olocausto. Scrittore ceco-ebraico che lavorò al Museo ebraico di Praga sia durante che dopo l'occupazione nazista - sopravvisse all'Olocausto fingendo la propria morte e nascondendosi fino alla fine della guerra - Weil scrisse il Lamento mentre era bibliotecario senior del museo negli anni Cinquanta. Questo notevole esperimento letterario presenta una serie di approcci innovativi alla scrittura di un orrore che molti riterrebbero indescrivibile, combinando un resoconto narrativo della Shoah con reportage in stile giornalistico su alcune delle vite stroncate dall'Olocausto e citazioni dalla Bibbia ebraica per creare un ritratto specifico e potente della perdita e del ricordo. Tradotto da David Lightfoot, Lamento per 77.297 vittime è una sorprendente e singolare introduzione a uno scrittore le cui opere sono state acclamate da Philip Roth, Michiko Kakutani e Siri Hustvedt.