La teleologia della poetica nel Kashmir medievale

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Titolo originale:

The Teleology of Poetics in Medieval Kashmir

Contenuto del libro:

Questo libro esamina la rivoluzione nella poetica sanscrita iniziata dal kashmiro Anandavardhana nel IX secolo. Anandavardhana sostituì l'estetica formalista dei poeti precedenti con una che sottolineava l'unicità dei testi letterari, sostenendo che tutti i componenti di un'opera dovevano servire a un unico scopo, la comunicazione di un unico stato d'animo emotivo (rasa). L'attenzione fu reindirizzata dagli elementi formali verso poesie specifiche, viste come un insieme esteticamente integrato, creando così nuove possibilità critiche letterarie.

Il modello di coerenza testuale di Anandavardhana, insieme a molti concetti analitici chiave, è radicato nella teoria ermeneutica dei Mimamsaka (esegeti vedici). Come Anandavardhana, i Mimamsaka hanno fatto dell'unicità dei testi il loro principio interpretativo fondamentale.

Mentre l'approccio teleologico di Anandavardhana all'analisi testuale ottenne una rapida accettazione tra i poeti kashmiri, un altro aspetto della sua teoria divenne controverso. Anandavardhana sostenne che i rasa e alcuni altri significati poetici non possono essere veicolati da processi semantici riconosciuti, e quindi postulò una nuova funzione semantica, il dhvani ("suggerimento"), per giustificarli. La controversia su questa "suggestione" divenne rapidamente l'argomento centrale della poetica, escludendo la critica teleologica. Sebbene il dhvani alla fine sia stato accettato universalmente dai poeti sanscriti, il conflitto sulla sua esistenza ha ironicamente emarginato l'approccio preferito di Anandavardhana all'analisi poetica.