La felicità nell'ebraismo premoderno: Virtù, conoscenza e benessere

Titolo originale:

Happiness in Premodern Judaism: Virtue, Knowledge, and Well-Being

Contenuto del libro:

Non è comune pensare che gli ebrei fossero interessati alla felicità o che l'ebraismo abbia qualcosa da dire sulla felicità. Al contrario, il concetto di felicità era una preoccupazione centrale dei pensatori ebrei.

Hava Tirosh-Samuelson mostra che l'ebraismo rabbinico si considerava principalmente una prescrizione per il raggiungimento della felicità e che il discorso sulla felicità cattura l'evoluzione della storia intellettuale ebraica dall'antichità al XVII secolo. Queste affermazioni hanno senso se si intende la felicità come benessere umano sulla base del pensiero di Aristotele nell'Etica nicomachea. Collegando virtù, conoscenza e benessere, l'analisi di Aristotele sulla felicità può essere rintracciata nella comprensione ebraica della prosperità umana già nel mondo greco-romano, ma la fusione delle prospettive greche e giudaiche sulla felicità raggiunse il suo apice nel Medioevo nel pensiero di Mosè Maimonide e dei suoi seguaci.

Anche le controversie sulle idee di Maimonide possono essere viste come discussioni sul significato della felicità e sul modo di raggiungerla all'interno del giudaismo. Gran parte di questo libro, quindi, riguarda la ricezione dell'Etica di Aristotele nella filosofia ebraica medievale.

Questo libro mostra come una certa nozione di felicità rifletta la cultura intellettuale di un determinato periodo, compresi gli scambi culturali tra ebraismo, islam e cristianesimo. Mostrando il discorso sulla felicità come una drammatica interazione tra la Sapienza e la Torah, tra la filosofia e la religione, tra la ragione e la fede, Hava Tirosh-Samuelson presenta, a specialisti e non, un affascinante tour della storia intellettuale ebraica.