L'età della resilienza: Ripensare l'esistenza su una Terra in via di rigenerazione

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Titolo originale:

The Age of Resilience: Reimagining Existence on a Rewilding Earth

Contenuto del libro:

Una nuova interpretazione della storia della civiltà e una visione trasformativa di come la nostra specie potrà prosperare su una Terra imprevedibile".

I virus continuano ad arrivare, il clima si sta riscaldando e la Terra si sta rivitalizzando. La nostra famiglia umana non ha un manuale per affrontare il caos che si sta sviluppando intorno a noi. Se c'è un cambiamento con cui fare i conti, sostiene il famoso teorico economico e sociale Jeremy Rifkin, è che stiamo iniziando a renderci conto che la razza umana non ha mai avuto il dominio sulla Terra e che la natura è molto più formidabile di quanto pensassimo, mentre la nostra specie sembra molto più piccola e meno significativa nel quadro generale della vita sulla Terra, mettendo in crisi la nostra visione del mondo a lungo auspicata. L'Età del Progresso, un tempo considerata sacrosanta, è in punto di morte, mentre una nuova potente narrazione, l'Età della Resilienza, è in ascesa.

Ne L'età della resilienza, Rifkin ci accompagna in un nuovo viaggio a partire dal modo in cui riconcepiamo il tempo e navighiamo nello spazio. Durante l'Età del Progresso, l'efficienza è stata il gold standard per l'organizzazione del tempo, imprigionando la nostra specie nella ricerca di ottimizzare l'espropriazione, la mercificazione e il consumo delle ricchezze della Terra, a velocità sempre maggiori e in intervalli di tempo sempre più ridotti, con l'obiettivo di aumentare l'opulenza della società umana, ma a spese dell'impoverimento della natura. Lo spazio, osserva Rifkin, è diventato sinonimo di risorse naturali passive, mentre il ruolo principale del governo e dell'economia è stato quello di gestire la natura come proprietà. Questo orientamento temporale-spaziale a lungo rispettato, scrive Rifkin, ha portato l'umanità al comando come specie dominante sulla Terra e alla rovina del mondo naturale.

Nell'era emergente, dice Rifkin, l'efficienza sta cedendo il passo all'adattabilità come valore temporale onnicomprensivo, mentre lo spazio è percepito come animato, auto-organizzato e fluido. Una generazione più giovane, a sua volta, sta passando dalla crescita alla fioritura, dal capitale finanziario al capitale ecologico, dalla produttività alla rigeneratività, dal prodotto interno lordo agli indicatori di qualità della vita, dall'iperconsumo all'eco-stewardship, dalla globalizzazione alla glocalizzazione, dalla geopolitica alla politica della biosfera, dalla sovranità dello Stato-nazione alla governance bioregionale, dalla democrazia rappresentativa alle assemblee dei cittadini e alla peerocrazia distribuita.

Le generazioni future, suggerisce Rifkin, probabilmente sperimenteranno l'esistenza meno come oggetti e strutture e più come modelli e processi e arriveranno a capire che ognuno di noi è letteralmente un ecosistema composto dai microrganismi e dagli elementi che compongono l'idrosfera, la litosfera, l'atmosfera e la biosfera. L'io autonomo dell'Età del progresso sta lasciando il posto all'io ecologico dell'Età della resilienza. Anche il metodo scientifico, ormai logoro, che è stato alla base dell'Età del progresso, sta cadendo nel dimenticatoio, per lasciare spazio a un nuovo approccio alla scienza chiamato modellazione dei sistemi adattativi complessi. Allo stesso modo, la ragione distaccata sta perdendo il suo valore, mentre l'empatia e la biofilia diventano la norma.

In un momento in cui la famiglia umana è profondamente disperata per il futuro, Rifkin ci offre una finestra su un nuovo mondo promettente e su un futuro radicalmente diverso che può riportarci all'ovile della natura, dando alla vita una seconda possibilità di prosperare sulla Terra.