Kinfolk 31

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Contenuto del libro:

Numero trentuno

Il numero primaverile di Kinfolk parte dal nostro interesse fondamentale per il design per considerare la disciplina nella sua manifestazione più ambiziosa: l'architettura.

L'architetto e designer di mobili della metà del secolo scorso Charlotte Perriand, di cui approfondiamo gli archivi in questo numero, scrisse: “L'estensione dell'arte di abitare è l'arte di vivere”. “Interroghiamo questa stretta relazione tra ambiente esterno e benessere interno e incontriamo gli architetti che stanno eliminando il muro di separazione tra i due.

Gli edifici influenzano l'umore e il comportamento dei loro abitanti. Allo stesso modo, le cose che costruiamo, o che desideriamo costruire, riflettono il nostro stato d'animo; sono progetti di come speriamo di reinventare il mondo. Questo numero di Kinfolk renderà omaggio agli architetti con sogni troppo grandi da ingoiare per gli urbanisti: da un'indagine sulla storia del design utopico a un saggio fotografico sui progetti più visionari che sono stati demoliti, o semplicemente mai costruiti, nel corso dell'ultimo secolo. Intervistiamo anche coloro che hanno colmato il divario e trasformato in realtà i loro capricci più strani: come Asif Khan, la cui fede in un futuro in cui l'architettura sia “leggera, intelligente e semplice” lo ha ispirato a costruire con le bolle.

In un'altra parte del numero, incontriamo Sharon Van Etten, che ci racconta perché ha scelto di studiare psicologia mentre scriveva il suo nuovo album, e passiamo una giornata in studio con Kyle Abraham, il coreografo che sta facendo la storia del New York City Ballet. Quando il clima si fa più mite, anche i nostri pensieri lo seguono; nei saggi di questo numero i nostri scrittori si soffermano sui balconi, riflettono sull'impossibilità di “voltare pagina” e addentano la succosa storia della pesca.