I primi utilitaristi: Vite e ideali

Titolo originale:

Early Utilitarians: Lives and Ideals

Contenuto del libro:

Le persone che antepongono il bene pubblico al proprio interesse personale sono state ammirate nel corso della storia. Ma cos'è il bene pubblico? Saggi e profeti che pensano di sapere cosa è bene per noi meglio di quanto lo sappiamo noi stessi hanno tenuto banco su questo argomento per più di duemila anni. Il mondo ha dovuto aspettare l'Illuminismo, che ha fatto irruzione nel XVIII secolo, per avere un'idea del bene pubblico libera dai pregiudizi delle classi privilegiate.

L'utilitarismo è il nome che diamo a questo nuovo modo di pensare la morale. Francis Hutcheson ne racchiuse gli obiettivi inventando la frase "La massima felicità per il maggior numero" cinquant'anni prima di Jeremy Bentham, a cui lo slogan è solitamente attribuito. Ma cos'è la felicità? Perché Jeremy Bentham e John Stuart Mill preferirono parlare di utilità? Come hanno sviluppato questa nozione gli economisti? Ha davvero senso confrontare le utilità di persone diverse? Bob può lamentarsi più di Alice sulla poltrona del dentista, ma sta davvero soffrendo di più? Perché dovrei anteporre la somma delle utilità di tutti alla mia utilità?

Questo breve libro si chiede come tali domande siano nate dalle realtà sociali e politiche dell'epoca in cui vissero i primi utilitaristi. Nessuno deve temere di essere schiacciato da pesanti ragionamenti metafisici o da un'algebra incomprensibile quando viene raccontata questa storia. Questo libro sostiene che le risposte a tutte le domande che i primi utilitaristi trovarono così difficili sono trasparenti quando ci mettiamo sulle loro spalle per guardare al loro lavoro. Il problema dei primi utilitaristi era quello di liberarsi dai pregiudizi del loro tempo. La lezione per noi è forse che anche noi dobbiamo liberarci dai pregiudizi del nostro tempo.