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Hannah Arendt and the Fragility of Human Dignity
Il professor John Douglas Macready offre un resoconto post-fondativo della dignità umana attraverso una lettura ricostruttiva di Hannah Arendt. Egli sostiene che l'esperienza di Arendt della violenza politica e del genocidio nel XX secolo, così come la sua esperienza di apolide, la portarono a ripensare la dignità umana come un evento intersoggettivo dell'esperienza politica.
Tracciando i contorni del pensiero della Arendt sulla dignità umana, la professoressa Macready offre una prova convincente del fatto che la Arendt era impegnata a recuperare l'esperienza politica che ha dato origine al concetto di dignità umana, al fine di andare oltre i racconti tradizionali della dignità umana che si basavano principalmente sullo status e sulla statura degli esseri umani. Ciò ha permesso ad Arendt di riadattare il concetto a un nuovo panorama politico e di riconcepire la dignità umana in termini di posizione, ovvero di come gli esseri umani si pongono in relazione gli uni con gli altri.
Il professor Macready chiarisce l'ontologia politica latente di Arendt come una risorsa per lo sviluppo di un resoconto strettamente politico della dignità umana, che egli chiama “dignità condizionata”: l'idea che la dignità umana dipenda dall'azione politica, ossia dalla conservazione e dall'espressione della dignità da parte della persona e/o dal riconoscimento da parte della comunità politica. Egli sostiene che è proprio questo “diritto” ad avere un posto nel mondo - il diritto di appartenere a una comunità politica e di non essere mai ridotto allo stato di animale apolide - a indicare il significato politico della dignità umana nella filosofia politica di Arendt.
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)