Gli occhi delle piante: una storia personale e culturale della cecità

Punteggio:   (4,5 su 5)

Gli occhi delle piante: una storia personale e culturale della cecità (Leona Godin M.)

Recensioni dei lettori

Riepilogo:

There Plant Eyes di M. Leona Godin è un'esplorazione sfaccettata della cecità, che mescola storia culturale, analisi letteraria e narrazione personale per sfidare la percezione sociale della cecità. Il libro è stato apprezzato per il suo stile di scrittura accattivante, l'umorismo e la profondità della sua ricerca, pur affrontando temi seri con accessibilità.

Vantaggi:

Il libro è scritto in modo eccellente e altamente creativo, con una prosa ricca e coinvolgente che mescola letteratura, memorie e riferimenti scientifici. Copre un'ampia gamma di argomenti legati alla cecità da prospettive storiche e culturali, intervallando storie personali e umorismo. I lettori trovano questo libro illuminante e divertente, che offre una nuova visione della cecità e sfida le idee preconcette.

Svantaggi:

Alcuni recensori hanno trovato alcune parti della ricerca dense o eccessivamente accademiche, che hanno portato a momenti di disimpegno. Ci sono critiche sull'efficacia del titolo e su alcune scelte stilistiche, come l'uso ripetitivo di frasi come “Cari lettori”. Alcuni lettori si sono detti insoddisfatti di specifiche interpretazioni storiche, suggerendo che alcuni contenuti avrebbero potuto essere tagliati per maggiore chiarezza.

(basato su 15 recensioni dei lettori)

Titolo originale:

There Plant Eyes: A Personal and Cultural History of Blindness

Contenuto del libro:

Da Omero a Helen Keller, da Dune a Stevie Wonder, dall'invenzione del braille alla scienza dell'ecolocalizzazione, M. Leona Godin esplora l'affascinante storia della cecità, intrecciandola con la propria storia di perdita graduale della vista.

"(Una) stimolante miscela di critica, memorialistica e difesa." -- The New Yorker

There Plant Eyes analizza i modi in cui la cecità ha plasmato la nostra cultura oculocentrica, mettendo in discussione idee profondamente radicate su cosa significhi essere "ciechi". Per millenni, la cecità è stata usata per indicare cose come la sconsideratezza ("fede cieca"), l'irrazionalità ("rabbia cieca") e l'incoscienza ("evoluzione cieca"). Ma allo stesso tempo, le persone cieche sono state considerate come destinatarie di poteri speciali per compensare la perdita della vista (dai doni poetici di John Milton ai sensi potenziati dell'eroe dei fumetti Daredevil).

Godin - che ha iniziato a perdere la vista all'età di dieci anni - illumina la storia, spesso sorprendente, della condizione di cecità e dei miti e delle idee che le sono cresciuti intorno nel corso delle generazioni. L'autrice combina un'analisi della cecità nell'arte e nella cultura (da Re Lear a Guerre Stellari) con uno studio della scienza della cecità e degli sviluppi chiave dell'accessibilità (il bastone bianco, la stampa a rilievo, la tecnologia digitale) per dipingere una vivida storia personale e culturale.

Un'opera che sfida il genere, There Plant Eyes rivela quanto la cecità e la vista siano essenziali per la comprensione di se stessi e del mondo da parte dell'umanità.

Altre informazioni sul libro:

ISBN:9781984898401
Autore:
Editore:
Lingua:inglese
Rilegatura:Copertina morbida
Anno di pubblicazione:2022
Numero di pagine:352

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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)