Ghetto

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Contenuto del libro:

Quando settant'anni fa apparve per la prima volta Il ghetto, Bruno Lasker sul New York Times lo definì “il resoconto generale più ricco di informazioni sul background culturale e sullo sviluppo psicologico dell'ebreo americano”. Probabilmente, il libro occupa ancora questa speciale nicchia negli studi etnici. L'ampia nuova introduzione di Hasia Diner, di per sé un importante contributo alla storia delle idee sociologiche, sottolinea che Il ghetto “si colloca in una classe a sé stante come opera di studio del primo Novecento”. Questo giudizio è valido.

Il ghetto fa risalire all'epoca medievale le colonie di immigrati ebrei che sono praticamente scomparse dalle nostre città moderne per essere sostituite da altri ghetti. Analitico e storico, il libro di Wirth mette a nudo la ricca vita interiore che si nasconde dietro l'apparenza scialba del ghetto. Il libro descrive le significative influenze fisiche, sociali e psichiche della vita del ghetto sugli ebrei. Wirth dimostra che la vita economica dell'ebreo moderno riflette ancora l'impronta dell'isolamento sociale della vita del ghetto, prima autoimposto, poi formalizzato e infine imposto da altri attraverso una varietà di meccanismi extralegali. Egli presenta un'immagine fedele di un ambiente ormai in gran parte scomparso e, nel farlo, illustra un metodo sociologico.

Nella sua prefazione al libro, Robert E. Park ci ricorda che la città non è un semplice artefatto ma un organismo. La sua crescita è spesso incontrollata e non progettata. Le forme che tende ad assumere sono quelle che rappresentano e corrispondono alle funzioni che è chiamata a svolgere. Il ghetto sarà importante per gli studiosi di studi ebraici, storia della sociologia, storia etnica americana e storia sociale. Questo volume è il secondo di una serie di studi sull'etnicità curati da Ronald H. Bayor del Georgia Institute of Technology.