Geografia femminista libera: Disagio, corpi e futuri prefigurati

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Titolo originale:

Feminist Geography Unbound: Discomfort, Bodies, and Prefigured Futures

Contenuto del libro:

Una raccolta di nuove voci su genere, femminismo e geografia che definisce il campo.

Feminist Geography Unbound è una chiamata all'azione: espandere l'immaginazione, leggere e viaggiare più ampiamente e con attenzione attraverso terreni che sono stati considerati di nicchia, compresi i femminismi indigeni e decoloniali, le geografie nere e le geografie trans. I saggi originali contenuti in questa raccolta sono incentrati su tre temi che permettono di sciogliere i legami e di creare diversi futuri femministi: il disagio come luogo in cui le differenze generano attriti sia produttivi che immobilizzanti, i corpi di genere e razziali come luoghi di lotta politica e il lavoro incarnato di costruzione del futuro.

Attingendo a diversi background teorici e a una serie di siti sul campo, i contributi considerano come la razza, il genere, la cittadinanza e la classe spesso determinino chi prova conforto e chi ha il compito di produrlo. Lavorano sui corpi come terreni di lotta che rivendicano lo spazio e attuano il cambiamento politico, e si chiedono come queste politiche prefigurino i futuri che temiamo o desideriamo. Il libro promuove anche la geografia femminista come pratica, attraverso interviste a studiose femministe e intermezzi in cui i collettivi femministi parlano della loro esperienza nell'abitare e trasformare gli spazi accademici. Feminist Geography Unbound si basa su una geografia femminista che da tempo costringe la disciplina a confrontarsi con la produzione della differenza, con le politiche di disuguaglianza della produzione di conoscenza e con il ruolo costitutivo del genere nel plasmare la vita sociale.