Ecopoetica cristiana antica: Cosmologie, santi, cose

Titolo originale:

Ancient Christian Ecopoetics: Cosmologies, Saints, Things

Contenuto del libro:

Nella nostra epoca di crisi ecologica, quali spunti di riflessione - se ce ne sono - possiamo aspettarci di trovare guardando al nostro passato? Forse, suggerisce Virginia Burrus, il cristianesimo delle origini potrebbe fornire spunti utili. Accantonando il noto spettro della teologia del dominio incentrata sull'uomo, la Burrus rivolge la nostra attenzione ad aspetti del pensiero e della pratica cristiana antica che rimangono strani ed estranei. Attratti dall'eccesso e dalla trasgressione, alla ricerca di una trasformazione, i primi cristiani hanno reimmaginato in modo creativo l'universo e l'uomo, coltivando relazioni con una vasta gamma di altri esseri: animali, vegetali e minerali.

Angelici e demoniaci.

Divini e terreni.

Grandi e piccoli.

In Ancient Christian Ecopoetics, Burrus favorisce un incontro provocatorio tra la teologia paleocristiana e il pensiero ecologico contemporaneo. Nella prima sezione, esplora come la misteriosa figura della khora, tratta dal Timeo di Platone, infesti i racconti cristiani ed ebraici di una creazione immaginata come variamente mostruosa, instabile e inconoscibile. Nella seconda sezione, l'autrice esplora il modo in cui la letteratura agiografica mette in discussione le nozioni di natura e la categoria stessa dell'umano, in parte mettendo in risalto l'animalità del santo, in parte scrivendo il santo nel paesaggio. La terza sezione considera gli oggetti materiali, piccoli come le reliquie e le icone portatili, grandi come i complessi di chiese e monasteri. Gli antichi cristiani consideravano tutti questi esseri animati, contemporaneamente potenti e vulnerabili, protettivi e bisognosi di protezione, amabili e amorevoli. Visto attraverso le lenti mutevoli di un'antica ecopoetica, Burrus dimostra come gli esseri umani fossero al tempo stesso grandi e invisibili, assorbiti dall'estasi di un'ecologia strana e animata.