Contro l'indicibile: Complicità, Olocausto e schiavitù in America

Titolo originale:

Against the Unspeakable: Complicity, the Holocaust, and Slavery in America

Contenuto del libro:

Dopo la Seconda guerra mondiale, il genocidio nazista degli ebrei europei è diventato il simbolo dell'"indicibile", ponendo sfide cruciali alla rappresentazione della sofferenza, all'articolazione dell'identità e alla pratica dell'etica in un mondo sempre più multinazionale e multiculturale. In questo libro, Naomi Mandel si oppone all'"indicibile" come qualità intrinseca di un evento, insistendo sul fatto che il termine è una tattica retorica impiegata strategicamente per promuovere specifiche agende culturali e politiche.

Pur pretendendo di preservare l'unicità, la sacralità e l'inviolabilità della sofferenza umana, scrive l'autrice, l'assunto che la sofferenza sia indicibile lavora per mettere a tacere e negare il corpo umano sofferente e infine ci permette di dimenticare la nostra stessa vulnerabilità alla sofferenza. Discutendo una serie di testi come Beloved di Toni Morrison, Schindler's List di Steven Spielberg e Le confessioni di Nat Turner di William Styron, Mandel si chiede: Cosa permette di fare a scrittori, autori e critici l'evocazione dei limiti del linguaggio? Con l'obiettivo di riconciliare linguaggio e corporeità e di integrare l'esperienza nell'economia del linguaggio, della comunità, dell'identità e dell'etica, l'autrice mostra come, quando e perché viene usato il termine "indicibile".

Mandel attinge alla teoria critica, all'analisi letteraria e agli studi cinematografici per offrire un paradigma di lettura che permetterà al lavoro cruciale sulle atrocità comparate e sulla rappresentazione della sofferenza di superare l'impasse dell'"indicibilità". Il libro si rivolge agli studiosi di traumi e genocidi, antisemitismo e razzismo, nonché di studi letterari, culturali ed etnici comparati.