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Le recensioni presentano un netto contrasto di opinioni sul libro di Lawrence Langer, Le rovine della memoria. Un recensore esprime una forte disapprovazione, accusando Langer di non rispettare i sopravvissuti all'Olocausto e le loro testimonianze. Al contrario, un'altra recensione elogia il libro per il suo serio approccio scientifico e per gli avvertimenti contro la romanticizzazione dell'Olocausto, trovando le argomentazioni di Langer convincenti e importanti per comprendere il contesto storico degli eventi.
Vantaggi:Il libro è ben strutturato e presenta un esame serio delle testimonianze dell'Olocausto. Le argomentazioni di Langer sono descritte come convincenti e stimolanti, in particolare la sua critica contro le interpretazioni superficiali dei racconti dei sopravvissuti. Il libro è consigliato agli studiosi e alle persone di coscienza e sottolinea la necessità di evitare di romanticizzare e fraintendere l'Olocausto.
Svantaggi:Un recensore ha trovato il libro altamente irrispettoso nei confronti dei sopravvissuti all'Olocausto, sostenendo che Langer tenta di screditare le loro storie e i loro sentimenti. Questo recensore si è sentito disgustato dall'approccio adottato nel libro, suggerendo che potrebbe alienare alcuni lettori che apprezzano le narrazioni dei sopravvissuti.
(basato su 2 recensioni dei lettori)
Preempting the Holocaust
Lawrence L. Langer, forse il più importante critico letterario dell'Olocausto, esplora qui l'uso dei temi dell'Olocausto nella letteratura, nella memorialistica, nel cinema e nella pittura.
Tra gli autori esaminati figurano Primo Levi, Elie Wiesel, Cynthia Ozick, Art Spiegelman e Simon Wiesenthal. Valuta l'arte di Samuel Bak, considerato da molti il principale pittore dell'Olocausto del nostro tempo, e valuta il “Progetto Olocausto” di Judy Chicago. Offre inoltre un'interpretazione critica di Undzere Kinder, un trascurato ma importante film yiddish girato in Polonia nel dopoguerra sugli orfani dell'Olocausto.
Langer concentra la sua attenzione su una serie di questioni controverse: il tentativo di alcuni commentatori di appropriarsi del tema dell'Olocausto per scopi morali privati; il calvario delle donne nei campi di concentramento; le contrastanti rivendicazioni di sopravvivenza individuale e comunitaria nel ghetto di Kovno; l'attuale tendenza a confondere l'Olocausto con altre atrocità moderne, offuscando così le caratteristiche distintive di ciascuna di esse; e lo sporadico impulso a spostare l'attenzione dal crimine, dai criminali e dalle vittime alla questione del perdono e del bisogno di guarigione. Conclude con alcune riflessioni sulla sfida di insegnare l'Olocausto a generazioni di studenti che conoscono sempre meno la sua storia, ma che continuano a manifestare un'avida curiosità per il suo impatto umano e le sue radici psicologiche.
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Ultima modifica: 2024.11.08 20:28 (GMT)