Andrew Wyeth: Vita e morte

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Titolo originale:

Andrew Wyeth: Life and Death

Contenuto del libro:

Presentando disegni recentemente riscoperti, Life and Death esplora cosa significhi per un artista immaginare la propria morte, sia nel contesto della tarda carriera di Wyeth che dell'arte americana contemporanea.

Questo volume presenta per la prima volta una serie di disegni a matita dei primi anni Novanta, recentemente riscoperti, attraverso i quali Wyeth ha immaginato il proprio funerale. I capitoli, redatti da importanti storici dell'arte, esplorano il significato della rappresentazione della propria morte nel contesto della tarda carriera di Wyeth e dell'arte americana contemporanea. Il libro collega la serie dei funerali all'impegno pluridecennale di Wyeth con la morte come soggetto artistico nella pittura, alle sue relazioni con i modelli raffigurati e all'uso del disegno come mezzo espressivo ed esplorativo. La mostra inserisce inoltre l'opera di Wyeth in una più ampia conversazione sulla mortalità e sull'autoritratto sviluppatasi nell'arte americana a partire dagli anni Sessanta, e comprende opere di Duane Michals, Andy Warhol, David Wojnarowicz, George Tooker, Janaina Tschäpe e Mario Moore. Mentre i suoi contemporanei hanno posto una varietà di domande esistenziali nel ritrarre il proprio trapasso, quelle che interrogano l'universalità della morte come esperienza umana sono diventate particolarmente urgenti sulla scia della pandemia di coronavirus e della presa di coscienza nazionale sulla disuguaglianza razziale emersa nel 2020. Andrew Wyeth: Life and Death affronta quindi le idee di perdita, lutto, vulnerabilità e (im)mortalità che pervadono il momento attuale.

Il pittore americano Andrew Wyeth (1917-2009) ha vissuto tutta la sua vita nella città natale di Chadds Ford, in Pennsylvania, e nella sua casa estiva a metà costa del Maine. I suoi sette decenni di carriera sono stati dedicati a dipingere la terra e le persone che conosceva e a cui teneva. Famoso per il suo dipinto a tempera Christina's World (1948), Wyeth ha navigato tra rappresentazione artistica e astrazione in modo estremamente personale.